Max Weber e l’idealtipo
Max Weber è stato davvero un grande apripista. Da storico ed economista, fondò di fatto la sociologia. Aiutò l’umanità a capire il mondo che fu e quello che sarebbe stato e scrisse, tra le altre cose, di pubblica amministrazione e burocrazia, che pure contribuì a fondare nella sua accezione moderna.
A quasi cento anni dalla sua morte, avvenuta a Monaco di Baviera nel 1920, i suoi scritti restano ancora di grande attualità. Così come di grande attualità resta anche uno dei concetti da lui introdotto per la prima volta: il tipo ideale.
Weber definì idealtipo, o tipo ideale, un vero e proprio strumento di misurazione sociologica. L’autore lo definiva un’utopia (Weber, 1958, p. 108), un concetto-limite frutto della selezione arbitraria di più caratteristiche di un dato fenomeno unite le quali, messo tutto insieme, descrivere una data realtà.
Un modo, quindi, per definire una sorta di prototipo, né buono, né cattivo, né tantomeno pesato in quantità nelle sue caratteristiche (Bonazzi, 2008, p.201), per fare paragoni tra fenomeni che si pongono all’uomo. Qualsiasi realtà, in qualsiasi forma, da “tipizzare” e usare come confronto.
Il sociologo diede diversi esempi di idealtipi, che descrisse spesso con precisione nelle sue opere. Tra questi, tema molto caro a Weber, quello della burocrazia.
La burocrazia secondo Weber
Partendo da uno studio sui tre tipi di potere possibili per Weber, da lui distinti in carismatico, tradizionale e legale, l’autore assegnava alla burocrazia la massima superiorità tecnica nell’esercizio di quest’ultima forma di comando.
Per Weber, l’amministrazione burocratica risponde con la maggiore qualità possibile alle esigenze che le si pongono rispetto ad ogni altra forma collegiale o di ufficio. Dieci possono essere le caratteristiche con le quali si illustra il concetto di tipo ideale di burocrazia (Pompella, 2013). Vediamole insieme.
L’idealtipo di burocrazia in 10 punti
Tra le prime caratteristiche che contraddistinguono l’idealtipo di burocrazia, Weber pone la fedeltà d’ufficio inserendola come forma di dovere di obbedienza del singolo lavoratore al suo superiore, meritevole di tale trattamento non in quanto specifica persona, ma in quanto in carica nel ruolo di capo.
A questa forma di disciplina, associa anche una precisa gerarchia degli uffici, i quali devono seguire la struttura organizzativa prevista. In essi, deve insistere una divisione dei compiti massimamente formalizzata a seconda delle competenze del burocrate, che deve avere quindi una preparazione specializzata, la quale da un lato fornisce le conoscenze necessarie per operare, dall’altro sfocia anche in forme di maggiore o minore prestigio sociale.
Ciascun funzionario di pubblica amministrazione deve inoltre, per Weber, essere assunto attraverso prove di accesso al lavoro rigorose, come la formula del concorso. Lo sviluppo di carriera, necessario, deve invece seguire, oltre che il merito, anche il filo logico dell’anzianità.
A ciascun burocrate è fatto divieto di rivelare ciò che accade a lavoro. Il segreto di ufficio è fondamentale, e ad esso concorre anche l’erogazione di un sistema retributivo fisso, che rende il funzionario abbiente e in una condizione tale da sfuggire ad ogni forma di corruzione e favoritismo.
In ultimo, il burocrate di Weber non possiede strumenti propri di lavoro. Se ciò per Marx poteva rappresentare una forma di disagio ed alienazione, per il sociologo di Erfurt rappresentava una condizione necessaria di funzionamento della macchina amministrativa.
Lavoro e persona
Guardando in ottica psicolavoristica al sistema che Weber istituisce come lettura del lavoro di burocrate, è possibile rinvenire 2 macro-aree di riflessione. Quella afferente ai temi della job description e quella che invece più propriamente attiene il profilo personale del lavoratore in indagine.
Circa i temi della job description, diverse sono le osservazioni che possono compiersi. Tra le tante, è possibile constatare la presenza di un alto grado di specificità delle mansioni a sostegno di una radicale divisione dei compiti. Ancora, un sistema compensativo fisso, cui si associa uno sviluppo di carriera perlopiù deciso da logiche di anzianità.
Per ciò che concerne il profilo personale del lavoratore, si sottolinea invece l’importanza data alla fedeltà del segreto d’ufficio, all’incorruttibilità, al rispetto delle gerarchie, alla necessità di una grande preparazione specifica da misurare in primo luogo all’assunzione per concorso.
Il funzionario pubblico oggi
E’ difficile riassumere in poche righe il ruolo del funzionario pubblico oggi. Ma in un certo senso verrebbe da dire che molte cose previste dallo studioso oltre cento anni fa restano valide per il funzionario pubblico.
E’ straordinario come il recente Decreto del Presidente della Repubblica n. 62 del 16 aprile 2013, che disciplina oggi il comportamento dei dipendenti pubblici italiani, ponga l’attenzione su molti focus individuati nell’idealtipo di Weber: divieto per il dipendente di chiedere regali e di accettarne se non piccoli, divieto di porsi in conflitto di interessi, limitazioni sugli usi degli strumenti propri e dell’amministrazione sono solo alcuni degli elementi riconducibili ai punti sopra riportati.
Aldilà delle leggi, qualche osservazione critica si può certamente fare. Se, da un lato, quanto attiene alla preparazione del dipendente, alla sua incorruttibilità, agli aspetti disciplinari, al guardare l’anzianità per definire gli sviluppi di carriera tende a mantenersi, è possibile sottolineare anche alcune piccole differenze che contraddistinguono la pubblica amministrazione oggi.
Da un lato, la molto comune, oggi, precarietà di questi lavori e la presenza di sistemi retributivi almeno in parte variabili: qualcosa nei contratti dev’essere cambiato. Dall’altro, qualche dubbio anche sul tema della divisione degli uffici, con la quale oggi convive anche una grande necessità di integrazione tra le diverse figure e i diversi ruoli professionali. E ciò è elicitato ancora di più da prospettive che studiano la comunicazione in questo lavoro, pensando alle relazioni interne ma anche alle interazioni con i diversi stakeholders, cittadini inclusi.
In conclusione
Riassunti i punti che hanno caratterizzato la visione di burocrazia di Weber, risulta impressionante la validità che molti di essi hanno ancora oggi, a distanza di 100 anni. Se la pubblica amministrazione si è infatti in parte evoluta, aprendosi a nuovi lavori e nuove forme di interazione, molti principi restano invece ancora attuali.
Al contempo, è possibile guardare anche criticamente alle analogie emerse: in primo luogo, bisogna riconoscere che non tutto è davvero rimasto uguale, come suggerito dagli esempi fatti prima; d’altro canto, c’è poi forse da chiedersi se questa tendenza all’adottare schemi pensati molti anni fa sia o meno opportuna. Fatto salvo che alcuni valori e principi guida, come quelli di onestà, vivono fuori dal tempo.